C'è un baratro, c'è un immenso abisso ed è proprio lì lungo una delle strade che da me partono o arrivano; tu mi chiedi di riempire quel buco, di riempirlo di parole dette, scritte, di sguardi donati, ricevuti, pregustati, assaporati.... e forse è nelle parole che mi mandi a dire che dovrei trovare il sottile sentiero di inchiostro che mi parla di te... impalpabile come il poco che so di te, il tanto che mi racconto, il bello che vedo.
Ma che vuoi, a raccontarsi favole non si sbaglia mai, me lo hai detto tu, no ? C'era una volta una principessa e c'era un principe e un castello su un'altura, un bosco incantato con fate e folletti, c'era la strega e il mago, c'era l'amore incantato del bacio di un momento di amore e passione di tutta una vita. Ma gli incantesimi sono già in sovrappiù e sento l'imbrogliarsi delle mie dita incapaci di tirare redini così ribelli... le stesse dita che sfiorano le tue ad ogni vicinanza di ballo ad ogni distanza... ad ogni carezza costumata.
Pensi che di queste parole io possa fare a meno... timore che rivelino di me, tu mi domandi? Cosa possono raccontare che tu già non conosca o abbia già visto, annusato, temuto, voluto, dimenticato? Se tu fossi assennata già non leggeresti oltre, se io lo fossi oltre non scriverei.
Tu conosci quel dolore profondo. Quel dolore, sai bene, sa rinnovarsi sempre uguale e sempre immenso. Se tu fossi assennata non soffriresti oltre.
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1 commento:
Beata chi ti ha ispirato queste parole...
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