Scrivere è facile ed è meraviglioso. Scrivere lettere d'amore è straordinario. Scriverne di belle è sublime. Non so se io possa raggiugere il sublime ma mi accontento dello scrivere per te. Che è molto. Che è troppo. Calamitato alle tue espressioni mi scorgo a pensarti troppo, troppo spesso. Pensieri lievi su fondamenta di sogno. Troppo è il richiamo, troppo suadente, troppo vere le tue sofferte e nascoste fragilità, troppo irrinunciabile il desiderio di difenderti. Difenderti dal mondo, difenderti dal troppo bene e dal troppo male. Cullarti tra le braccia notturne, darti una favola serena e uno spazio immenso dove lasciarti correre, lasciare che la luminosità dei tuoi sguardi faccia pace col tutto, senza più lacrime senza più pioggia. Ascoltare i tuoi silenzi, seguire le tue mani nei pindarici sussulti lievi, mentre accarezzano e delineano il mondo. Disegnano la passione. Accarezzare la tua pelle, sentirne l'irrinunciabilità e fondere in un unico corpo, unica mente, unico destino un incontro fortuito.
Troppo fortuito.
(Genova, diversi anni fa...)
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